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Talento e moralità: da Faneto a Morgan

Chi è Faneto: l’ascesa del giovane rapper milanese

Nella scena rap italiana di recente è avvenuto un terremoto che porta il nome di Faneto, rapper italodominicano classe 2004. Cresciuto nella provincia di Milano, è salito alla ribalta negli ultimi due anni grazie ai singoli “Lamelo” e “Trench Code”. Il rapper inoltre vanta all’attivo collaborazioni con altri artisti molto giovani come Glocky, Sadturs, KIID, Melons e Nerissima Serpe. La sua musica si inserisce nella nuova wave di rap sperimentale, dove le melodie e le produzioni sono il cuore pulsante della canzone, con forti influenze dalla trap e dal mumbling. In questi anni la sua carriera è stata una crescita continua, senza particolari intoppi. O almeno, questo fino all’11 ottobre, giorno in cui la sua ex fidanzata decide di denunciare pubblicamente le violenze subite dal rapper. Questo gesto ha chiaramente fatto rumore, scatenando una tempesta di contenuti, portando Faneto a disattivare i suoi profili social per qualche giorno, fino a ritornare attivo e cercando di dare delle spiegazioni.

 

 Il caso Faneto: la denuncia e la reazione del web

L’avvenimento ha diviso in due il web: da un lato c’è chi sostiene che la carriera musicale del rapper non dovrebbe essere macchiata da fatti riguardanti la vita privata, che bisogni separare l’arte dall’artista e che personaggio e persona non siano sovrapponibili. Dall’altro lato invece c’è chi esorta a smettere di seguire anche la figura da artista di Faneto, poiché spesso i suoi testi riflettono immaginari di violenza, misoginia, machismo e sarebbero quindi uno specchio anche della sua personalità, e per tanto supportarla e apprezzarla significherebbe minimizzare e mancare di rispetto alla vittima di tutta la faccenda, ossia la ragazza in questione. La vicenda Faneto ha fatto emergere per l’ennesima volta una verità che viene spesso taciuta: nella realtà dei fatti il music business nasconde tantissimi scheletri nell’armadio, talvolta anche da parte di soggetti insospettabili.

 Separare arte e artista: un dilemma che torna a galla

Nel mondo dello spettacolo, infatti, scandali di questo tipo non sono nuovi. Capita spesso che gli artisti possano avere dei lati oscuri che tengono celati ai fan che li idolatrano. Spesso la personalità pubblica non riflette a pieno quella privata, e non è raro che gli ascoltatori si affezionino all’immagine idealizzata che hanno del loro musicista preferito. Lo scandalo più eclatante, nonché recente, è quello che vede coinvolto il rapper e discografico Puff Daddy, o P.Diddy, finito in carcere per aver organizzato dei “party privati” all’interno dei quali ogni morale era abolita e ogni forma di abuso e violenza veniva consumata

Scandali nel mondo della musica: da Puff Daddy a Morgan

Negli ultimi anni la musica rap e trap è stata spesso oggetto di critica proprio per i suoi testi pieni di riferimenti alla violenza, alla misoginia, alla mercificazione della donna e all’elogio al lusso, al denaro e al potere, e questo ha portato molta gente a sostenere che si tratti di una musica che sponsorizza certi comportamenti e che addirittura possa incitare l’ascoltatore a prendere a modello il lifestyle del gangsta. Ma in realtà, non è solo il panorama rap ad aver presentato degli scandali legati a molestie sessuali: negli ultimi anni anche cantanti alternative metal come Till Lindemann, nel 2023, e Marilyn Manson, nel 2021, sono stati accusati di abusi e molestie sessuali da parte di partner, anche se in tempi recenti le accuse siano cadute a causa di mancanza di prove sufficienti a dimostrare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. In terra italiana invece tutti ricordano le accuse dell’anno scorso per stalking verso Morgan da parte di Angelica Schiatti, oggi fidanzata con Calcutta, il quale ha dimostrato la sua indignazione attraverso i canali social per la mancanza di prese di posizione da parte di alcuni colleghi e della stessa etichetta discografica.

 

 La responsabilità degli ascoltatori e dell’industria musicale

Per gli artisti, schierarsi in situazioni del genere non è mai semplice, per quanto sia doveroso. La paura di esporsi ad oggi è tanta e gli interessi economici legati all’industria rendono complicata la presa di posizione. Eppure, per quanto complicato e nonostante il rischio di andare ad intaccare degli affari personali, questa diventa necessaria. Dai colleghi, interrompendo ogni collaborazione, alle case discografiche, smettendo di sostenere e promuovere gli artisti in questione, l’allontanamento da artisti protagonisti di questi scandali diventa fondamentale, al fine di mostrare sostegno alla vittima e dissociarsi da tali comportamenti.

Purtroppo, spesso l’esigenza di fare arte nasce da un disturbo, uno squilibrio, un vuoto e una sofferenza interni dell’artista. Vuoti che in alcuni casi vengono colmati con l’alcol, con le droghe, con la lussuria…e purtroppo anche con la violenza. Se ripensiamo al caso Faneto, la sua musica è lo specchio di una vita violenta e difficile, dove vige la legge del più forte e dove addirittura la violenza viene legittimata e giustificata. Ciò tuttavia non scagiona ne giustifica le azioni del rapper, piuttosto deve portare l’ascoltatore a riflettere su una questione, ossia che nonostante il successo, nonostante i concerti, nonostante il conto in banca…gli artisti sono persone. Siamo noi ascoltatori a dare loro la fama, la ricchezza, il potere, e in quanto ascoltatori abbiamo noi la responsabilità di scegliere cosa merita il successo e cosa no.

Siamo noi a scegliere i valori che vogliamo vedere rappresentati nella nostra cultura.

 

Di Carmine De Rosa e Stefano Chiappa