Nulla è di genere, tutto è di tutti

Con questa massima vorrei aprire questa riflessione, che da un po’ desidero condividere con il mondo esterno.

Ascolto musica con attenzione da ormai sei anni e posso dire che ci è voluto tempo per capire cosa davvero mi piacesse. Sono partito dal rap più mainstream: in Italia, ho iniziato con gli Articolo 31, poi con Fabri Fibra e Salmo, mentre negli Stati Uniti con Eminem e Travis Scott. Dopo aver visto il biopic riguardante i Queen, “Bohemian Rhapsody”, ho iniziato a scoprire il glam rock, il punk e l’hard rock classico, per poi tornare al rap e approfondire questo genere in ogni suo aspetto.

Questo excursus nei miei ascolti mi porta a una riflessione importante: oggi ha davvero senso inscatolare la musica in generi specifici?

Forse no, o almeno non ha più senso etichettarla con troppi sottogeneri. È più semplice distinguere tra mainstream, underground, bella musica e musica meno apprezzabile.

Potrebbe sembrare una riflessione retorica e ripetitiva, ma c’è un aspetto su cui vale la pena soffermarsi: oggi le contaminazioni nella musica sono così diffuse da fondere vari stili in una singola canzone. La sperimentazione è il fulcro di tutto, e gli artisti cercano di innovare il proprio suono fondendo stili e influenze diverse.

Possiamo dire che la musica mainstream mescola stili, influenze e attitudini differenti, e che ormai i prodotti musicali assomigliano più a delle playlist o compilation, senza un concept unitario ma con l’intento di soddisfare un pubblico ampio.

La differenza con la musica underground risiede nell’identità: l’underground mantiene sempre la propria autenticità, cercando comunque di evolvere il proprio suono.

Questa distinzione è ancor più evidente quando si parla di musica che piace o non piace, ma chiaramente i gusti sono soggettivi.

Al di là dei gusti, quindi, oggi la separazione tra mainstream e underground è ben visibile. Tuttavia, tra questi due mondi esistono molte sfumature, in cui un artista può trovare la propria dimensione, magari senza scendere a compromessi imposti dal mainstream ma costruendosi una fan base solida nel tempo.

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